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Cadillac, l’auto preferita dai gangster

2 Maggio 2019
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Immaginatevi a bordo di un’auto. Cuore in gola, in piena notte, a velocità sfrenata, state percorrendo le strade di Chicago. Piove, e mentre dall’asfalto si solleva il fumo, le sirene spiegate della polizia vi inseguono, fiato sul collo. No, non è l’incipit di una spay story. Probabilmente, quella su cui state sfrecciando è una Cadillac.

Probabilmente è il 1928 e il vostro nome è Al Capone. Proprio così, il criminale più temuto degli anni ’30 possedeva la prima vettura della storia a prova di proiettile. L’auto, messa all’asta nel 2012, è stata venduta per l’astronomica cifra di 341.000 dollari.

Un storia… tranquilla

Le sorti di Cadillac, a differenza di molte altre case automobilistiche, c’è da dilrlo, potrebbero considerarsi quasi ‘già scritte’. A sei anni dalla nascita, nel 1908, il marchio passò nelle mani di General Motors, che tuttora ne detiene la proprietà. Eppure… ma facciamo un passo indietro.

La paternità della fabbrica statunitense, il 22 agosto 1902, è di Henry M. Leand, che si ispirò alle avventure del celebre esploratore e militare francese Anrtoine Laumet de la Mothe, Signore di Cadillac e fondatore, nel 1701, di Ville d’Etroit, quella che sarebbe diventata in seguito la città di Detroit. Eppure, dicevamo. Eppure.. la vettura, figlia di un sempreverde talento innovativo, in grado di risultare perennemente all’avanguardia, fu capace di spingersi fino ad Hollywood, con tutti gli anneddoti, legati a divi e starlette, che ne coneguono.

La ‘standardizzazione’

Grazie agni inediti metodi di costruzione – fu la prima, tra l’altro, ad introdurre, nella sua Model A, l’illuminazione elettrica ed il motore monocilindrico da 10 cv. – la Cadillac venne insignita del Dewar Trophy, premio istituito, agli inizi del ‘900, in Gran Bretagna e rivolto alle aziende automobilistiche più competitive. La rivoluzione, tuttavia, avvenne grazie alla ‘standardizzazione’, processo tramite cui era possibile produrre pezzi in serie, rendendoli, pertanto, intercambiabili da auto ad auto. Il modello La Salle fu l’antesignano, su disegno dello stilista Harley Earl, che presto divenne capo progettista della ditta.
Tra innovazioni e successi…
Un secondo Dewar Trophy arrivò nel 1912, grazie al nuovissimo sistema di avviamento elettrico. Nel 1957, vennero adottate, per i modelli Brougham, le sopensioni a regolazione automatica; nel ’64, fu la volta del sensore luce, che spegneva i fari a seconda dell’illuminazione esterna; nel 1970, la Cadillac Eldorado divenne l’auto con il più grande motore mai montato su una vettura.

Le cinture di sicurezza (1972), il computer di bordo (1978), i sedili adattabili alla forma del corpo (1998) e, a seguire, l’anno successivo, il primo sistema di visione notturna tramite telecamera, nonchè il Magnetic Ride Control – il sistema di regolazione degli ammortizzatori – riconosciuta tra le più grandi invenzioni di sempre, hanno contribuito, negli anni, a fare di Cadillac un marchio di intramontabile valore.
Nel 1953, entrava in produzione la prima Eldorado. Considerata il massimo tra le ‘personal luxury cars’, costuiva, per molti, il sogno a quattro ruote. Il costo, del resto, superava i 7.000 dollari. Produzione, ovvio, limitatissima: ne esistevano appena quattrocento esemplari, dotati di cambio automatico, sedili eletrrici, regolabili in sei diverse direzioni, vetri elettrici e, udite udite, climatizzatore. Con capote, anch’essa a riavvolgimento automatico come il precedente modello, la Brougham ‘Silver Hardtop’ del 1957 rappresentava il segmento extra-lusso di qualcosa che già da sé era considerato perfetto.11.000 dollari, che potevano arrivare fino a 14.000, qualora si desiderassero i sedili regolabili con memoria.
“An american standard for the world”
E pensare che il motto di Cadillac mirava alla semplicità… Nel 1935, Marlene Dietrich era a bordo della sua Fleetwood Town Cabriolet. Cadillac anche per un altro ‘mostro sacro’ di Hollywood. Stiamo parlando di Clark Gable. Il Rhett Butler di ‘Via col vento’ adorava la V16 Fleetwood nera, convertibile.

Innegabile, Richard Burton, in quanto a gusti, era imbattibile. Inutile ricordare gli innumerevoli e ripetuti matrimoni con Elizabeth Taylor, ma anche riguardo alle macchine sapeva viziarsi. Possedeva, infatti, una Cadillac del 1956, serie 62, convertibile. Roba da far girare la testa. Come l’esemplare, pressoché unico – ne sono stati prodotti solo due modelli – posseduto da Rita Hayworth.

La ‘Ghia’, del 1953, dopo un delicato restauro, fu messa in esposizione presso il Petersen Automotive Museum. Cadillac Rosa, datata 1959, per il super-pugile Sugar Ray Robinson. E ancora: Nat King Cole, il mitico ‘Re del Rock’, Elvis Presley… tutti rapiti dalla prestigiosa automobile. Persino Johnny Hollyday ne possedeva una, dalla tonalità blu elettrica. Da Ronald Reagan a Clint Eastwood, da Schwarzenegger ad Adam Sandler, l’auto più amata da Hollywood e protagonista di numerose pellicole, non ultima Matrix, e rimane la preferita, forse non tutti lo sanno, persino da Lupin.

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