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Henry Royce – Lo strillone che diventò Sir

26 Agosto 2019
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Si sa, la necessità aguzza l’ingegno. Potremmo partire da qui per narrare la storia di quello che, a tutti gli effetti, può considerarsi il papà di una tra le case automobilistiche più autorevoli del XX secolo. Frederick Henry Royce, ultimo di cinque figli, nasce ad Alwalton, nella contea dell’ Huntingdongshire. Unica proprietà un mulino, grazie al quale la famiglia sopravvive producendo farina. Quando l’attività fallisce, si profila inevitabile il trasferimento a Londra.

E’ qui che Henry, orfano a soli nove anni, è costretto a tirarsi su le maniche. Si introduce, passo dopo passo, nel mondo del lavoro. Vende giornali, prima. Poi si reinventa consegnando telegrammi. Voglia di fare il ragazzo, tanto che, nel 1878, grazie al finanziamento di uno zio facoltoso, inizia a lavorare per la Great Northern Railway, famosa compagnia ferroviaria dell’epoca. Un nulla di fatto anche in questo caso. I soldi finiscono. E’ ora di ripartire.

Una girandola di esperienze

Dopo una breve sosta a Leeds, dove collabora con una fabbrica di utensili, è la volta di Londra. Qui a garantirgli lo stipendio è una società elettrica. Dura poco, ma solo perché viene presto trasferito nella sede di Liverpool, dove si occupa dell’illuminazione delle strade e dei teatri.

F.H. Royce& Co.

Voglia di fare, dicevamo, ma anche di accreditarsi indipendente. E’ il 1884 quando Henry, riunendo tutti i suoi risparmi – venti sterline – prega l’amico Ernest Claremont di fare altrettanto. Settanta sterline in tutto, per fondare la prima azienda autonoma. Nel laboratorio di Mancester si producono apparecchi elettrici per la casa. I risultati non mancano, ma le aspettative, per Royce, sono assai più alte.
Meccanica, mon amour
A far breccia nel suo cuore e, conseguentemente, a fargli effettuare il salto di qualità, è la passione per la meccanica. Nel 1901 Royce acquista una De Dion, poi una Decauville. Nessuna delle due vetture, tuttavia, pare soddisfare i suoi standard. Decide così di produrne una di propria sponte. Un’opera prima, frutto di un talento decisamente anticonvenzionale. In un angolo della fabbrica, si dà da fare notte e giorno per assemblare i pezzi della due cilindri che indosserà il suo nome.

Nel 1904 gli esemplari sono tre. Uno va in dono al caro amico Claremont. Uno degli altri due… finirà nella storia. E’ infatti proprio la vettura, in un memorabile incontro presso l’hotel Midland di Mancester, a far capitolare Charles Rolls, proprietario di un salone auotomobilistico, convincendolo ad acquistare tutti i pezzi prodotti da Royce. Due sole condizioni: che i cilindri passino da due a quattro e che le automobili siano riconoscibili come Rolls-Royce.
10H.P.
Nel 1904, è Lei la prima, presentata al salone di Parigi. Un vanto, succeduto da altre affermazioni. Anni di idee, messe a punto.. e sacrifici. Parecchi. Tanti da compromettere la salute già precaria di Henry che, perfezionista, non conosce riposo. Nel 1912, in seguito ad un’operazione piuttosto delicata, gli viene impedito di recarsi in officina. Pensare che i nuovi uffici di Derby li aveva progettati egli stesso, pochi anni prima. Del resto, Henry è maniacale, meticoloso.
Lo sanno bene i suoi collaboratori, intimati di fargli revisionare ogni nuovo progetto. L’ultima parola deve essere la sua. Ed instancabile, sia pur a casa, decide di dedicarsi al settore aerei. Studia i motori, e lo fa per bene, tamente bene da venire insignito, il 26 giugno del 1930, del titolo di ‘Baronetto Royce di Seaton’.
La morte di Rolls
Le disgrazie non vengono mai da sole, si dice. Ecco dunque che, in contemporanea, nel 1910, a causa di un incidente aereo, muore l’alleato di sempre, il collaboratore più stretto. Non esiste più il socio specializzato nelle pubbliche relazioni, quello che cura il comparto economico, colui che gira il mondo pur di promuovere l’idea. Fine di una squadra. Senza Rolls, Royce ha in mano le redini dell’intera ditta. Una responsabilità che lo divora giorno dopo giorno, ma che gli regala anche enormi soddisfazioni.

Ultima, forse, tra tutte, l’acquisto del marchio Bentley, avvenuto nel 1931. Soli due anni. E’ il 22 aprile 1933 quando Henry Royce perde la vita. Un’esistenza smaltata di fascino, al punto tale da decidere di dedicare una vetrata alla sua memoria presso l’abbazia di Westminster, caso pressoché unico per un ingegnere. Un segno talmente indelebile lasciato in eredità, da farlo figurare tra le personalità di spicco dell’ Automotive Hall of Fame, l’onorificenza che, per eccellenza, gratifica quanti si sono distinti nell’industria dell’automobile.
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