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Lunga vita alle… damigelle

1 Giugno 2019
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In dieci, vestite dei medesimi panni della sposa, affinché l’attenzione degli spiriti maligni venisse sviata. E’ così che, nell’Antica Roma, ma ancor prima tra i Faraoni d’Egitto, il giorno delle nozze, si proteggeva il percorso della nubenda verso la nuova vita. Anche se il ruolo di damigelle, nell’accezione più odierna, pare vada rintracciato in terra anglosassone, in epoca ottocentesca. Esperienza vuole che la figura delle ‘ancelle’ abbia finito per rappresentare, nel protrarsi del tempo, uno status simbol. L’influenza sociale e la dimensione economica di una famiglia trovavano riscontro proprio attraverso il numero di quante, nel giorno più importante, affiancavano colei che si dirigeva all’altare.

La prediletta

Potere ed influenza a parte, quello delle damigelle, nella data più preziosa, è un ruolo fondamentale. Che siano amiche, colleghe, sorelle… rigorosamente nubili – recita il galateo – avendo parte attiva nella celebrazione, dovranno sottostare scrupolosamente ad una serie di regole. Va detto, tra tutte, si distingue la damigella d’onore. L’usanza, tipicamente americana, prevede che quest’ultima sia anche la testimone che apporrà la propria firma sulla licenza di matrimonio. Riconoscibile per via dell’abito, della medesima foggia e colore delle altre, ma più elaborato nelle linee, nel rispetto pedissequo della tradizione, andrà accomunata al suo corrispettivo maschile.

Il paggetto

Più di recente, ed in particolare nel nostro Paese, alla figura in questione si affianca quella del pagetto. Un bambino a cui viene attribuito il nodale compito di consegnare le fedi nuziali al momento dello scambio degli anelli. A chi poi non è capitato, in ricorrenze del genere, di imbattersi in ragazzine adornate di ghirlande tra i capelli che, precedendo l’apparizione in Chiesa della sposa, spargano petali di fiori lungo il percorso che conduce alla tavola liturgica?
Dress code
Ma torniamo agli adulti. Non più di otto. Questo è il numero perfetto, secondo cerimoniale. Nella quantità di dodici sono previste solo nei matrimoni regali. Per quanto riguarda il colore dell’abito, bando al bianco, concesso unicamente alla protagonista della giornata. E se la tonalità prevista non soddisfa, meglio puntare alla sobrietà del modello, in modo da poterlo sfruttare in ulteriori occasioni. Il modello, dicevamo. Se sarà la sposa a farsi carico delle spese – potrà direzionarsi su toilette in stock, più convenienti economicamente, oppure optare per mise eseguite su misura – avrà diritto di parola anche su questo.

Diversamente, pur rispettando le indicazioni generali, ci si potrà sentire libere di scegliere sulla base dei gusti personali e, soprattutto, del budget a disposizione. Stesso discorso per quanto attiene alle scarpe. Presenziare al un matrimonio prevede tempi dilatati. Spazio ad accessori che siano eleganti ed in sintonia con il resto, certo, ma senza rinunciare alla comodità. E il bouquet? Anche le damigelle avranno il loro. In versione minimal rispetto all’originale, ma con le medesime sfumature, a meno che non si tratti di un ‘total white’. Rimarrà come oggetto di ricordo post nozze e segno di ringraziamento per aver accettato di ricoprire un ufficio tanto oneroso.
Il corsage
Tra l’equipaggiamento ‘cult’ dell’universo wedding c’è anche il corsage. Di cosa si tratta? E’ la composizione floreale che spesso, a titolo di braccialetto, le ‘accompagnatrici speciali’ della sposa indossano al polso. Scelti da quest’ultima oppure – anche in questo caso – direttamente dalla damigella, rappresentano un oggetto di grande fascino. Comodo in quanto ad indossabilità, grazioso ma non eccessivo, concede un tocco in più all’outfit di quante, prescelte, sarano vicine alla regina della Festa.
Una, due, tre, curiosità
Il termine, derivato dal francese Bouquet de Corsage, sta ad indicare un mazzolino di fiori da indossare sul corpetto dell’abito. Era lì che si fissava nell’800, nella zona del decolléte e veniva consegnato, in simbolo di corteggiamento, prima di un gran ballo. Una tradizione che conta origini remote. Nella Grecia Classica si trattava di erbe profumate da vestire come portafortuna, nel ‘500 venivano selezionate le specie botaniche in grado di prevenire determinate malattie… Fu negli anni ’50 che, sdoganata la posizione usuale, si prese a posizionarlo sul cappello o al polso, come da versione odierna, confezionato, strano a dirsi, persino con la frutta.
Vademecum delle damigelle
Tra gli incarichi di maggior rilievo, quello di organizzare l’addio al nubilato ma, ancor più importante, l’assistenza alla sposa durante il grande giorno. Il velo da rimuovere a rito ultimato, lo strascico da tenere sempre ben aperto, o magari il kit di emergenza da custodire nella borsa saranno attenzioni da non prendere sotto gamba. In Chiesa o in Comune, è di buona creanza entrare prima della diretta interessata, in fila indiana, se si è in due o in tre. Altrimenti, se le damigelle previste sono di più e dispari per numero, potranno fare il loro ingresso anche in coppia, accomodandosi, nel tempo della celebrazione, accanto ai testimoni, piuttosto che vicino agli altri invitati.
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