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La Mille Miglia – Storia di una Leggenda

28 Agosto 2019
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Se dovessimo parlare di auto d’epoca, nell’immediato, quali istantanee si impadronirebbero della vostra mente? Stando alla legge, rientrano nella suddetta categoria “i motoveicoli e gli autoveicoli cancellati dal P.R.A. perché destinati alla loro conservazione in musei o locali pubblici e privati…“. Per chi delle quattro ruote ne ha fatto una passione, è molto più probabile che l’immaginazione corra verso vetture che, grazie alla spiccata personalità, hanno saputo marchiare il tempo. Lo hanno, per così dire, cristallizzato, rendendosi, via via, riconoscibili.

Di più, intramontabili. La tenacia nel non voler invecchiare, la risolutezza nel non voler cedere il passo a ciò che segue, la dimostrano, del resto, la sfilza di ricordi che rivivono attraverso fotografie, documenti, racconti… e la memoria gioca pure con le abitudini di allora, iconizzando persino quelle, accreditandole di un valore inestimabile.

La Mille Miglia

Non è un gioco, o forse sì, per un po’ lo è stato. No è di certo una corsa. E’ ‘la’ corsa. A partire dal 1927 e per circa trent’anni, ogni primavera il percorso Brescia- Roma-Brescia ha visto sfrecciare lungo i suoi 1.600 Km, veicoli agguerriti e desiderosi di aggiudicarsi il prestigioso podio.

“Mille Miglia; qualcosa di non definito, di fuori dal naturale, che ricorda le vecchie fiabe che da ragazzi ascoltavamo avidamente. Storie di fate, di maghi dagli stivali, di orizzonti sconfinati. Mille Miglia: suggestiva frase che indica oggi il progresso dei mezzi e l’audacia degli uomini. Corsa pazza, estenuante, senza soste, per campagne e città, sui monti e in riva al mare, di giorno e di notte. Nastri stradali che si snodano sotto le rombanti macchine, occhi che non si chiudono nel sonno, volti che non tremano, piloti dai nervi d’acciaio.” Così ne scriveva Giuseppe Tonelli su La Stampa nel marzo dell’anno d’esordio.

Parola d’ordine: esclusività

Dal 1977 la Mille Miglia rivive sotto forma di gara per auto d’epoca. La possibilità di aderire è tuttavia limitata. Possono iscriversi solo i possessori di macchine prodotte non oltre il 1957, già partecipanti, o almeno iscritte, alla competizione originale. Medesimo giro, rimasto pressoché invariato. Numero delle iscrizioni tutt’ora non indifferente. Pensate, nel 2017, per il novantesimo anno dalla nascita della corsa, se ne sono registrate settecentocinque.
Un team d’eccezione
Come fosse un ‘otto’, da Brescia a Roma e ritorno in un’unica tappa. Niente soste. Fu così che la idearono il conte Aymo Maggi e Renzo Castagneto, complici il conte Franco Mazzotti, primo finanziatore, e la penna prestigiosa di Giovanni Canestrini, esperto nell’ambito delle quattro ruote. Settantasette equipaggi, di cui due soli stranieri. Ventitue abbandoni.

Solo in cinquantacinque portarono a termine questo viaggio folle e affascinante. Racconta la cronaca che i vincitori – Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi – impiegarono, per effettuare l’intero tragitto a bordo della loro OM, ventuno ore, quarantotto minuti, quattro secondi e mezzo, guidando ad un’andatura media di 77, 238 km/h. Un successo, tale da convincere i protagonisti dell’insolito racconto a ripetere l’operazione. E a rimettervi mano. Il tracciato, nelle edizioni a seguire, venne modificato ben tredici volte. Nota per i più curiosi, le variazioni riguardarono persino la direzione: oraria piuttosto che antioraria.
Mai più su strade pubbliche
Fu questa la decisione di Mussolini: che non si corresse più in mezzo alla gente, per le vie delle città. Troppo pericoloso e, a ben guardare, azzardato lo era sul serio. Nel 1938, un terribile incidente vide la morte di dieci spettatori, tra cui sette bambini, e il ferimento di altre ventitre persone. Un’ennesima disgrazia, che portò alla decisione di sopprimere definitavamente la competizione, avvenne nel 1957. Lo scoppio di uno pneumatico costò la vita al pilota Alfonso de Portago e al suo navigatore, Edmund Gurner Nelson. Non solo, tra le nove altre vittime, anche cinque minori. Lo stesso Enzo Ferrari, Patron della vettura coinvolta, venne interessato in prima persona in un processo dai tempi incalcolabili.
Il record dei record
Lo detiene Stirling Moss, già rinomato pilota di Formula1. Nel 1955 impiegò, al volante della sua Mercedes Benz 300 SLR, dieci ore e otto minuti. Merito dell’ingegnoso navigatore. Leggenda vuole, infatti, che Denis Jenkinson – questo il nome – dopo aver effettuato una ricognizione del percorso, riportasse le proprie annotazioni su un foglio lungo quattro metri e mezzo. Record nel record.
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