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Tradizioni e superstizioni… ad un passo dal sì

25 Aprile 2019
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‘Paese che vai, usanza che trovi’… e noi italiani, c’è da dire, in questo senso siamo maestri. Sono innumerevoli le usanze e tradizioni, più o meno legate alla storia, piuttosto che a millenarie superstizioni, che tutt’oggi condizionano il nostro agire. Il sacro che si mischia al profano, in un mix di comportamenti, rituali, consuetudini capaci di raccontare un popolo eclettico e spesso contraddittorio come il nostro.

“Di Venere e di Marte…

…non si sposa e non si parte”, recita l’antico detto. Il martedì, infatti, secondo credenze lontane nel tempo, pare sia il giorno dedicato al dio Marte, signore della guerra, il meno indicato, dunque, per convolare a nozze. Il venerdì, d’altra parte, secondo la tradizione cristiana, è riservato alla penitenza e al digiuno, poco idoneo, pertanto, al concetto di festa a cui solitamente siamo avvezzi.

Il giorno del Sì

Il lunedì, legato agli influssi benefici della Luna, dea protettrice delle spose, ed anche il mercoledì, sembrano invece le giornate ideali per pronunciare il tanto atteso Sì. Benché anni ed anni di vissuto ci abbiano insegnato che molti, per motivi soprattutto pratici, preferiscano convolare a nozze di sabato, sembrerebbe non essere questa la giornata preposta all’evento. Si sussurra infatti che porti disgrazia, diversamente dalla domenica, ritenuta la quint’essenza dell’eccellenza. Da bon ton: mai sposarsi il giorno del proprio compleanno, a meno che la ricorrenza non cada in contemporanea per entrambi i coniugi.
Regole per lei…
Innumerevoli sono le credenze legate alla sposa. Ad esempio, sappiamo bene come sia importante, secondo tradizione, che i futuri marito e moglie non si incontrino in concomitanza alla cerimonia. Mai e poi mai che lo sposo veda l’abito nuziale della sua Lei!Altresì, sono quattro gli accessori immancabili per la nubenda. Penna alla mano… una cosa vecchia, in simbolo del vissuto trascorso; una cosa nuova, in rappresentanza dei giorni che verranno; un oggetto prestato ed uno bleu, ad indicare, rispettivamente, sincerità e purezza.

L’abito non dovrebbe essere mai il risultato dell’opera manifatturiera della sposa stessa, né quest’ultima dovrebbe guardarsi allo specchio vestita di tutto punto, se non avendo prima provveduto a togliersi una scarpa, oppure, a preferenza, i guanti o gli orecchini. Il velo, tra gli inidspensabili, dovrebbe essere il regalo di una persona che, a sua volta, abbia già compiuto il fatidico passo… senza in seguito essersene pentita. E i gioielli? Perché non indossare l’acquamarina? Assicura fedeltà e realizzazione. Sdoganato anche il diamante, purché regalato, a preservare l’affetto coniugale.
…e per Lui
E Lui? Quali sono i ‘dictat’ da rispettare per lo sposo? Regola numero uno, due, tre…: mai tornare a casa una volta abbandonato l’appartamento. Qualora si renda conto di aver dimenticato qualcosa, meglio delegare una persona fidata.
Il trittico delle fedi
Mai indossare la fede prima di essere arrivati all’altare. Mai acquistare anello di fidanzamento e matrimonio nello stesso momento. Mai commettere l’errore di far cadere gli anelli nuziali. Una svista può accadere. In tal caso, delegato a raccoglierli sarà unicamente colui che celebrerà il rito.
Fiori, fiori, fiori…
Il bouquet, ultimo gesto romantico dello sposo nei confronti della ‘ancora a breve’ fidanzata, andrà recapitato al mattino, a casa di Lei. Delegata alla scelta della composizione dovrà, tuttavia, essere la sposa, affinchè meglio si abbini all’abito o, più in generale, al mood dell’intera cerimonia.
Il talamo nuziale
Lo sapevate che ad allestire il letto per la prima notte dvrebbereo essere due ragazze nubili? Le donne più anziane della famiglia dovrebbero sovraintendere le fasi dell’operazione, ma con il veto assoluto di toccare.
“Sposa settembrina…
…presto vedovina”. Tenetevi ben lontane, ammoniscono in Liguria, dallo sposarvi nel mese di settembre. Vietate, nella stessa regione, anche le perle. “Ogni perla una lacrima”, suggeriscono infatti a Genova e dintorni. Sì, invece, ad inserire una monetina in una delle due scarpe della sposa, foriere di ricchezza e prosperità.

A Modica, in Sicilia, si usa tutt’ora spargere vino nei pressi dell’abitazione dei neo-sposi, mentre a Mazzara del Vallo, in sostituzone del più tradizionale riso, si è soliti lanciare manciate di frumento. Sapete cos’è la ‘sa razia’? Si tratta di un’usanza sarda, tipica di questi luoghi. Davanti a casa della sposa viene posto un piatto colmo di mandorle, riso, fiori di carta tagliuzzati a lamelle e monetine. Post funzione il piatto verrà lanciato e rotto, per preservare la coppia dalla sfortuna. In Campania, è maggio il mese da evitare. Qui, tradizione vuole che piatti e bicchieri carichi di vino vengano distrutti, a rassicurazione dello stato immacolato della sposa.
Labbra da baciare…
Si accennava, in partenza, di quanto sia folto lo stuolo di abitudini, più o meno suggestive, avvinghiate ormai alle nozze. Sapete, ad esempio, perché una sposa non dovrebbe mai indossare un rossetto dai toni troppo accesi? Ebbene, studi antropologici hanno attestato di come, durante l’atto sessuale, una maggiore irrorazione del sangue, modifichi il coloore delle labbra, rendendone la gradazione assai più intensa. Ebbene, il concetto di sposa, legato da sempre alla sua purezza, non vuole ‘maliarde’, ma anime pure… e, qualora la spiegazione non vi soddisfi, ricordate che durante le nozze sarete baciate, e parecchio. Con labbra non esageratamente in evidenza salvaguarderete anche il vostro look!
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