Li chiamano motivatori, e si tratta di figure professionali mirate ad incrementare le prestazioni personali di chi richiede un servizio di tal fatta. Rilasciare il proprio potenziale, massimizzare le performance… chi svolge questo mestiere non fornisce conoscenze, aiuta ‘semplicemente’ a scavare all’interno della propria indole per riuscire, in maniera del tutto individuale, a raggiungere un determinato obiettivo.
Ebbene, oggi, la branca dell’
emotional coaching si espande fino a produrre un’inedita figura di riferimento. Il wedding coach non contribuisce solamente nella decisione dell’abito nuziale, piuttosto che nell’assetto dell’evento. Aiuta, nello specifico, a gestire la ridda di emozioni che, inevitabilmente, accompagnano il frangente delle nozze.
Supporto di coppia
Una volta effettuata la scelta, è necessario assumerne la consapevolezza. La strada da percorrere in direzione dell’altare è spesso tortuosa. Sono numerose le insidie che si celano dietro i preparativi. In taluni casi, si rende, pertanto, necessaria la presenza di una figura di riferimento, capace di preservare la coppia dagli scogli emotivi che l’occasione riserva. Dal regime alimentare da seguire in concomitanza del Sì alla ‘remise en forme’, con tanto di trattamenti e massaggi per Lei e per Lui.
Una serie di azioni anti stress pensate ‘ad hoc’. La cura dei numerosi dettagli come, ad esempio, il portamento da tenere in una circostanza governata, tutt’ora e spesso, dai dettami dell’etichetta. Tutto questo, ed altro ancora, è nelle facoltà del wedding coach. Una sorta di angelo custode tuttofare o, più semplicemente, l’amico fidato che tutti desidereremmo avere…
Da prassi…
Tra i compiti che rientrano in questo ruolo, un supporto pratico nella fase di elaborazione della cerimonia; un percorso di terapia di coppia in vista della futura convivenza; un potenziamento del grado di consapevolezza del proprio corpo; un appoggio sostanziale dal punto di vista emotivo.
Indossare i tacchi vi trova goffe e impreparate? Davanti alla telecamera risultate impacciati ed innaturali? Cercate indicazioni riguardo alla coreografia del primo ballo? E’ proprio qui che interviene il professionista, a sostegno delle potenzialità che desiderate esprimere, a beneficio delle caratteristiche che intendete valorizzare.
Coaching, dall’anglosassone ‘istruire’, ‘allenare’. E così, postura, portamento, attenzione per l’immagine e buone maniere si fanno scuola di pensiero. Si vestono dei connotati che stabiliamo di fargli assumere in visione del matrimonio. La soluzione personalizzata all’espressione di se stessi. Del resto, il life coaching non è altro che un’applicazione del mental coaching, dottrina che si avvale di specifiche tecniche mentali e strategie applicative per tirare fuori il massimo da ogni individuo.
Nello specifico, esercizi di rilassamento e gestione dello stress; tecniche di comunicazione interpersonale per riuscire a relazionarsi al meglio con le persone coinvolte nell’organizzazione; anche tecniche di visualizzazione; tecniche di definizione degli obiettivi reali e delle motivazioni profonde.
Sono questi gli elementi cardine su cui si concentrerà il wedding coach. Un tragitto da percorrere in squadra, un’esperienza ‘sui generis’, certo, ma anche una sorta di investimento, in grado di riverberarsi nelle ulteriori tappe che l’esistenza riserva.
Non occorre saper ballare. Non occorre sapersi muovere in maniera specifica. Per praticare questa disciplina – assai accreditata tra i wedding coach – servono spirito d’avventura, giusto un pizzico, senso del gioco, e una buona dose di libertà intellettuale.
Perché compito della Biodanza è di sviluppare in maniera creativa e lucida la personale capacità espressiva. Non esistono modelli a cui attenersi, né doti selettive. Attraverso una serie di movimenti praticati individualmente, in coppia o in gruppo, si mira a sviluppare il livello di autostima accrescendo, in contemporanea, il proprio grado di assertività.
E’ così che, di conseguenza, si potenzia il livello di empatia e la percezione di sé. E’ così, altresì, che si sciolgono tensioni più o meno croniche. D’altra parte ‘dansier’ deriva dal francese e significa ‘muoversi seguendo un ritmo, un testo musicale o una melodia’. Forse, ancor prima, stava per ‘oscillare’, termine che rende ancor meglio l’idea.
E, se ciò non bastasse, sappiate che, nella lingua del Bel Paese, lo stesso verbo è attestato fin dal XIII secolo, cosa che ne fa una tra le parole più antiche del nostro vocabolario. Se non è sulla curiosità che intendete fare leva, lasciate che a guidarvi sia almeno la voce dell’esperienza.